Vitamina D e ictus ischemico: una promessa per la prevenzione e il miglioramento dell’outcome

Leonardo Triggiani

Neurologo, Unità di Trattamento Neurovascolare - Stroke Unit, Ospedale “Fabrizio Spaziani”, Frosinone

DOI 10.30455/2611-2876-2018-01

L’ictus ischemico causa un danno irreversibi­le dell’encefalo e costituisce una delle cause principali di disabilità e mortalità. In anni re­centi la ricerca scientifica ha progressivamen­te documentato il ruolo della vitamina D (VitD) in un ampio range di funzioni dell’organismo, al di là del suo classico ruolo nella regola­zione dell’omeostasi del calcio e del fosforo. In particolare, è stato dimostrato che l’ipovi­taminosi D si associa a numerose patologie croniche comprese quelle cardiovascolari, muscolo-scheletriche, infettive, autoimmunita­rie e oncologiche.

Bassi livelli di VitD sono di comune riscontro nei pazienti con patologie cardiovascolari quali l’ictus ischemico, l’infarto miocardico e l’ipertensione, e inoltre sono associati con un aumentato rischio per futuri eventi cardio- e cerebrovascolari. Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’ipovitaminosi D è un fattore di rischio per l’ictus. I pazienti che hanno subito un ictus presentano un’elevata incidenza di ipovitaminosi D che potrebbe essere attribuita sia alla ridotta mobilità e diminuita esposizio­ne alla luce solare, sia a un inadeguato ap­porto dietetico.

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