La Vitamina D nativa nell’insufficienza renale cronica

Sandro Giannini

Clinica Medica 1, Dipartimento di Medicina, Università di Padova

DOI 10.30455/2611-2876-2018-04

Il rene è certamente tra gli organi più importanti per quanto concerne il metabolismo del sistema endocrino della vitamina D. È, infatti, noto che il metabolita funzionalmente più attivo di tale sistema, l’1,25 (OH)2 vitamina D (o calcitriolo), viene generato proprio all’interno del tessuto renale, dove è massimamente espresso il citocromo CYP27B1, che presiede alla sintesi dell’enzima 1-a-idrossilasi, capace di convertire il 25 (OH) vitamina D, di origine prevalentemente epatica, nel calcitriolo stesso. Quest’ultimo è il più potente stimolatore del recettore della vitamina D, VDR, la cui attività dà origine alle più importanti funzioni di questo sistema ormonale all’interno dell’organismo umano. Per tale ragione si è sempre ritenuto e si ritiene ancora che la progressiva perdita della funzione renale sia in grado di ridurre la sintesi di calcitriolo. Questa, a sua volta, innesca le complesse alterazioni metaboliche e cliniche che conducono all’insorgenza della condizione nota come CKD – MBD (Chronic Kidney Disease – Mineral and Bone Disorder), responsabile di larga parte delle complicanze scheletriche e vascolari che assai frequentemente affliggono i portatori di insufficienza renale cronica (IRC). La più vistosa tra le alterazioni provocate dall’alterata funzione del sistema endocrino della vitamina D è l’aumento del paratormone (PTH). Sebbene a quest’ultimo concorra in modo rilevante anche l’aumento della fosforemia, tipico dell’IRC, si è sempre ritenuto che il trattamento dell’iperparatiroidismo secondario caratteristico dell’IRC dovesse essere trattato con metaboliti attivi della vitamina D (calcitriolo e analoghi). Negli ultimi anni, tuttavia, si sono accumulate nuove evidenze scientifiche che hanno condotto a rivedere, almeno in parte, questa visione. Infatti, se è vero che la sintesi renale di calcitriolo si riduce al progressivo diminuire della funzione renale, è oggi noto che la pressocché totale abolizione dell’attività 1-a-idrossilasica del rene si verifica quando il GFR (Glomerular Filtration Rate, ml/min) è inferiore a 15. Negli stadi precedenti dell’IRC essa è, almeno in parte, presente ed efficiente. Si è poi reso progressivamente chiaro come l’espressione del citocromo CYP27B1 e la conseguente attività 1-a-idrossilasica sia in realtà presente in tessuti e organi diversi dal rene, rendendo così possibile una significativa quota di sintesi extra-renale di calcitriolo, in gran parte devoluta ad azioni locali, autocrine e paracrine, più che sistemiche, di questo metabolita. Tuttavia, il dato certamente più rilevante è che si è resa sempre più evidente una assai marcata prevalenza di livelli ridotti o assai ridotti di 25 (OH) vitamina D, certamente non riconducibile alla perdita di funzione renale. Questa osservazione ha dato vita a una lunga serie di studi, tesi a valutare l’importanza dell’ipovitaminosi D “pre-renale” nella genesi delle svariate complicanze dell’IRC e il possibile ruolo della vitamina D nativa nel trattamento di questa condizione.

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