Vitamina D e dolore

Leonardo Triggiani

UOC Neurologia, Ospedale Santo Spirito in Sassia, Roma

DOI 10.30455/2611-2876-2022-4

Il dolore, secondo la recente definizione dell’International Association for the Study of Pain, è una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata a, o che assomiglia a quella associata a, un danno tissutale attuale o potenziale 1. Numerose patologie hanno nel dolore la loro principale espressione clinica e contribuiscono, in modo rilevante, alla morbidità e mortalità su scala globale.

Benché si riscontri in letteratura la crescente evidenza di una possibile relazione tra bassi livelli di 25-idrossi vitamina D [25(OH)D] e differenti tipologie di dolore acuto o cronico e di come un’adeguata integrazione di vitamina D, in particolare nei pazienti con deficit, porti a un miglioramento della sintomatologia dolorosa, i trial clinici, condotti a questo scopo, hanno fornito risultati inconsistenti o discordanti che, di volta in volta, sono stati attribuiti a selezione dei partecipanti, misure di esito, dimensione del campione, dose di vitamina D e/o durata del follow-up. Tuttavia, i potenziali meccanismi per cui la vitamina D potrebbe esercitare effetti analgesici restano ancora poco conosciuti.

La ricerca clinica nell’area della correlazione tra dolore cronico e carenza di vitamina D è limitata. Ci sono ancora pochi studi randomizzati controllati in cieco. Tuttavia, studi sperimentali mostrano la capacità della vitamina D di esercitare influenze anatomiche e fisiologiche sulla manifestazione del dolore, giocando così un ruolo positivo sull’eziopatogenesi e sul mantenimento degli stati di dolore cronico e sulla comorbilità associata. Manifestazioni dolorose associate a cambiamenti immunologici, ormonali e neuronali sono potenzialmente influenzate dai livelli di vitamina D. Infatti, sono stati riscontrati bassi livelli di vitamina D in pazienti con vari stati dolorosi come la cefalea, il dolore addominale, la gonalgia, la lombalgia, il dolore persistente muscolo-scheletrico, il dolore toracico costocondritico, la “failed back syndrome” e la fibromialgia.

 

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