Perché il Registro Italiano Artroprotesi merita un po’ del nostro tempo

Why the Italian Arthroplasty Registry deserves some of our time

Alessio Tarantino 1, Emilio Romanini 2, Paolo Tranquilli Leali 3, Gustavo Zanoli 4, Marina Torre 5, Giandomenico Logroscino 1, Vittorio Calvisi 1

1Dipartimento MeSVA, Università dell’Aquila; 2 Centro di Chirurgia Protesica, Polo Sanitario San Feliciano, Roma; 3 Università degli Studi di Sassari; 4 Casa di Cura S. Maria Maddalena, Occhiobello (RO); 5 Registro Italiano ArtroProtesi (RIAP), Segreteria Scientifica della Presidenza, Istituto Superiore di Sanità, Roma

DOI 10.32050/0390-0134-277

Il Registro Italiano Artroprotesi (RIAP) è un’iniziativa avviata nel 2006 dall’Istituto Superiore di Sanità, con l’obiettivo di riunire in una federazione i registri regionali attivi e facilitarne la costituzione nelle regioni ancora sprovviste, uniformando e ottimizzando al contempo le metodologie di raccolta dati. Nonostante gli innegabili risultati ottenuti in questi anni, la copertura dell’intero territorio nazionale tuttavia non è ancora stata raggiunta. Alla base della incompleta partecipazione sono riconoscibili più fattori, tra i quali purtroppo anche la diffidenza degli Ortopedici, che ritengono il registro di scarsa utilità a fronte del carico di lavoro supplementare che richiede. In due studi recenti abbiamo indagato il reale impatto della curva di apprendimento dei sistemi dedicati del registro e valutato quantitativamente l’impegno aggiuntivo che richiedono e le conclusioni a cui siamo giunti rappresentano lo spunto per questa riflessione sui diritti e i doveri dell’ortopedico e uno stimolo alla partecipazione alla raccolta dati.

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