Il maltrattamento all’infanzia tra fattori di rischio e fattori di protezione

Anna Latino

Pediatra di Famiglia, Foggia; Gruppo di Studio Abuso e Maltrattamento sui Minori

DOI 10.36179/2611-5212-2020-35

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il maltrattamento e l’abuso all’infanzia un serio problema di salute pubblica, un fenomeno molto più esteso di quanto si possa immaginare, sia a livello globale che nazionale, con gravi conseguenze a breve, medio e lungo termine sulla salute e sul benessere dei bambini e dei futuri adulti, e con ripercussioni sulla società tutta.

La violenza sui minori ha profonde radici culturali e sociali e la maggior parte degli episodi di violenza sui bambini avviene proprio all’interno delle mura domestiche, che così rappresentano, per assurdo, il luogo più pericoloso: nel 2016 nel nostro Paese sono stati 1.618 i reati su bambini/e vittime di maltrattamento in famiglia (di cui il 51% bambine), con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente.

Per comprendere l’effettivo impatto di questa problematica, basti considerare i costi diretti e indiretti che essa comporta, in termini di servizi sanitari, servizi sociali, istruzione, costi legati al sistema giudiziario e alla mancata produttività: in Italia, dati di CISMAI, Università Bocconi e Terres des Hommes stimano tale costo pari a circa 13,056 miliardi di euro/anno, equivalenti allo 0,84% del PIL.

Pertanto, per contrastare il fenomeno del maltrattamento e abuso all’infanzia attraverso efficaci azioni di prevenzione e di cura, è innanzitutto indispensabile individuarne a vari livelli i fattori di rischio, per mettere successivamente in atto interventi di protezione tesi a minimizzare le sofferenze dei bambini, a sostenere il loro sviluppo e a promuovere le loro competenze.

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